Riassunto delle puntate precedenti:
Mia madre lavora in un bed & breakfast. Fa orari assurdi ed è sottopagata. Si sposta tutti i giorni da casa nostra fino a San Siro, con dispendio di energie e soldi dei vari abbonamenti. Quindi sta cercando di trovare un lavoro worth while.
Mia zia chiama mia nonna e le dice che, qui vicino, cercano una badante diurna per una donna anziana, ancora in forze, ma affetta da demenza senile. Mia nonna, tutta contenta, chiama mia madre che le chiede di fissare un colloquio con la famiglia in questione. Mia nonna scopre che sabato (ovvero ieri) i tizi in questione devono incontrare anche un’altra donna, sempre per la stessa mansione obviously. Allora, visto che mia madre lavora tutto il giorno, mia nonna si arma e va al fronte. A questo punto c’entra anche un funerale, ma non ho ben capito perchè e in che senso. Comunque arriva davanti al negozio e aspetta che i tizi aprino (hanno un negozio di scarpe tra parentesi). E lì l’amara scoperta. La badante della tizia morta durante il funerale è stata assunta per la posizione da loro ricercata. “Ma mi lasci il numero” dice il signore. “Se non va bene la chiameremo.”
Potrebbe sembrare una storia come un’altra. La sfiga la chiamerebbe qualcuno. Il destino qualcun altro. Non per mia nonna, però, perchè la signora in questione è straniera. E qui inizia lo scandalo. Al telefono ha detto tante di quelle parolacce che, essendo io una persona perbene, non ripeterò, ma erano abbastanza terrificanti. E questi sono i momenti in cui spero di essere stata adottata e che i miei genitori in realtà siano ora in Nuova Zelanda a struggersi per aver deciso di non crescere la loro figlioletta adorata.
Quello che mi disturba è la miopia con cui le cose vengono viste. Non è il problema degli stranieri che vengono in Italia a rubarci il lavoro.
[Anche perchè, e qui apro una piccola parentesi che vi prometto di chiudere velocemente, la maggior parte dei lavori svolti dagli immigrati sono lavori che oggi gli italiani non vogliono fare più. Poi, ovvio, so anche io che un immigrato costa meno di un italiano, magari specializzato, ma questo non vuol dire che sono loro ad abbassare i salari degli italiani, come mi è stato detto, ma che il mercato del lavoro italiano è fatto, per lo più, di approfittatori. E gli approfittatori sono quelli che ti dicono “Tanto se lasci questo posto di lavoro là fuori non troverai nulla”.]
Il problema è a monte, è il mercato del lavoro che ci spinge a mangiarci gli uni con gli altri neanche fossimo belve nella foresta. È il mercato del lavoro che ti spinge ad accettare lavori pagati una miseria perchè almeno qualcosina lo porti a casa. È il mercato del lavoro che ti chiede un’esperienza minima di due anni quando ne hai solo diciotto e fino all’altro ieri stavi ancora studiando.
È lo stato che non ci dà nessun aiuto, nessuna garanzia, nessuna possibilità di poterci costruire un futuro che possa anche solo essere chiamato decente o vivibile. Loro ci guardano dai loro comodi scranni, sorridono e aspettano. E sapete cosa aspettano con la pazienza del miglior predatore della savana? Che arriviamo a scannarci. Manca pochissimo. Manca pochissimo e perderemo anche quel poco di civilità che ci differenzia dagli animali. E poi ci sarà la fine. L’implosione sarà inevitabile e il paese, che già crolla a pezzi, si disintegrerà completamente. E saremo noi a pagarne le spese. Non la gente che abbiamo votato e che ora siede lì, comoda e al calduccio.
Non sono una fautrice di rivoluzioni perchè penso che la maggior parte delle volte siano state strumentalizzate dalle classi emergenti (vedi il ruolo della borghesia all’interno della rivoluzione francese) per poter ribaltare la situazione e prendere il potere, ma forse noi non corriamo questo rischio dato che di emergente c’è ben poco nel nostro paese. Perciò se proprio dobbiamo scannarci, urlare e sbraitare che il mondo e il destino sono stati ingiusti con noi, facciamolo rivolti nella giusta direzione. Facciamolo dimenticandoci la nostra appartenenza regionale, ma ricordandoci che siamo tutti italiani, che se diventassimo una sola voce il nostro ruggito si sentirebbe di più, farebbe tremare il mondo.
E se decidiamo di scendere in piazza e lottare pacificamente per i nostri diritti e per la giustizia, ricordiamoci di oleare la ghigliottina.