Di tutto un po'.

Dialogo: In carrozza.

Lei: Posso essere sincera?

A quella domanda, lui sorrise apertamente, osservando come la luce rossastra del tramonto giocasse con i suoi capelli sciolti, e lei si perse a ricordare come quelle labbra l’avessero fatta urlare solo poche ore prima, dimenticando ciò che stava per dire.

Lui: Certo che puoi. (Pausa)

Non hai fatto altro fino ad ora.

La voce di lui la riscosse da quelle fantasie ad occhi aperti e lei deglutì rumorosamente, a causa della gola improvvisamente troppo secca.

Lei: Un po’ mi dispiace che non saremo mai nulla l’uno per l’altra. (Pausa)

Saremmo stati carini insieme.

Lui: Il tuo treno è arrivato.

Il suo sorriso si era leggermente appannato, ma ancora aleggiava sulle labbra, che ora si erano impercettibilmente piegate verso il basso, come se fossero state improvvisamente gravate da un peso. Lei guardò verso il binario, sospirò piano e, con un ultimo guizzo di vitalità, si alzò dalla panchina.

Lei: Sì, è proprio il mio.

Lui: Ti accompagno.

Si incamminarono in silenzio, vicini, ma senza sfiorarsi, come se un improvviso pudore potesse cancellare le ore passate a scoprirsi, annusarsi, scoparsi. Lei frugò in borsa alla ricerca del biglietto, individuò la carrozza giusta e vi si appressò col suo passo deciso e svelto, come se non avesse mai tempo da perdere, anche quando, l’unica cosa che avrebbe voluto, sarebbe stata fermare quel tempo, cristallizzarlo in quell’attimo, come se fossero i protagonisti di un film in bianco e nero, dove tutto sembra decisamente più lento, meno fuggevole.

Lei: Io salgo qui. (Pausa)

Grazie di tutto.

Lui scosse il capo e le passò una mano tra i capelli, tirandoli leggermente. Le pupille della giovane si dilatarono in risposta e il respiro si fece più rapido. Non si conoscevano eppure sapevano.

Lui: Grazie a te.

Fu difficile salire le scalette e sedersi al proprio posto come se non fosse successo nulla, come se lì non avesse lasciato qualcosa che non avrebbe più potuto riprendere. Inforcò gli occhiali da sole perchè nessuno notasse qualche stupida lacrima che si era affacciata tra le ciglia e aprì il libro, fingendo di interessarsi alla battaglia di Waterloo in corso. Mentre il treno si metteva rumorosamente in moto, perse la battaglia con sé stessa e alzò lo sguardo, per vedere se lui fosse ancora lì a guardarla e, con una fitta al petto che la lasciò senza fiato per alcuni secondi, incrociò il suo sguardo deciso, che sembrava poter vedere tutto quello che lei cercava di nascondergli. Vide le sue labbra muoversi, ma non seppe mai che cosa lui disse al treno che si allontanava rapido verso un’altra vita.

Lascia un commento